Riunione del Centro studi Ordine nuovo (da Wikipedia)
Riunione del Centro studi Ordine nuovo (da Wikipedia)

Le sentenze su Ordine nuovo

Sono stati due i processi che si sono svolti in Italia contro “Ordine nuovo”. Il primo si è tenuto a Roma, dopo l’indagine condotta da Vittorio Occorsio, il pm romano che verrà ucciso il 10 luglio del 1976 da Pierluigi Concutelli (i mandanti non sono stati mai individuati).

Le sentenze del Tribunale di Roma (1973-1978)

Il processo romano del 1973 aveva 42 imputati. L’accusa era di aver costituto il “Movimento politico Ordine nuovo”, nato nel dicembre del 1969 dopo l’uscita del gruppo di Pino Rauti dal “Centro studi Ordine nuovo”, per ritornare nel Movimento sociale italiano. Per il tribunale di Roma gli imputati avevano progettato la ricostituzione del disciolto partito fascista, violando la legge Scelba.

La sentenza di primo grado – che ha visto la conferma dell’accusa – è stata emessa il 21 novembre 1973. In quello stesso anno il ministero dell’Interno decreta lo scioglimento del movimento.

La corte di Appello di Roma confermerà l’accusa, salvo alcune rimodulazioni delle pene, con sentenza del 17 maggio 1978.

Le sentenze del Tribunale di Venezia (1987-1989)

Dieci anni dopo la sentenza della corte di Appello di Roma, la Corte di Assise di Venezia si occupa di nuovo dell’organizzazione.

La lapide a Piazza Fontana, Milano

I processi riguardavano, in particolare, il nucleo veneto di Ordine nuovo, indicato nelle ultime sentenze sulla strage di Piazza Fontana come l’organizzazione responsabile di almeno parte della stagione stragista in Italia.

Tra gli imputati del processo veneto ci sono alcuni notissimi esponenti dell’eversione nera italiana: Carlo Maria Maggi, medico di Mestre, condannato in via definitiva per la strage di Piazza della Loggia a Brescia (consulta la sentenza della Corte di Cassazione del 20 giugno 2017); Carlo Digilio, ritenuto l’esperto di armi ed esplosivo del gruppo; Vincenzo Vinciguerra, condannato all’ergastolo per la strage di Peteano; Delfo Zorzi, elemento di spicco dell’eversione nera tra gli anni ’60 e ’70, a lungo indagato – e poi assolto – per la strage di piazza Fontana.

L’elemento di estremo interesse storico affrontato dal Tribunale – e confermato dalla sentenza – riguarda l’esistenza di Ordine nuovo anche dopo lo scioglimento del 1973. Nei capi d’imputazione relativi alla ricostituzione del disciolto partito fascista, viene indicato come periodo di riferimento gli anni 1969-1980. Ovvero dalla strage di piazza Fontana, fino alla strage della stazione di Bologna.

Non solo. L’intera storia di Ordine nuovo (prima Centro studi, poi movimento politico) viene esaminata nella sua unitarietà. Nella citata sentenza della Corte d’Assise di Venezia si disegna Ordine Nuovo come movimento unitario. Nato negli anni ’50 in contrapposizione rispetto al M.S.I., ha mantenuto una unitarietà di impostazione ideologica anche dopo il rientro di parte dei militanti nel 1969, avvenuto per motivi meramente strumentali. Secondo le sentenze veneziane “risulta inesistente la dedotta – radicale e assoluta – incompatibilità della contemporanea appartenenza ai centri Studi Ordine Nuovo rautiani (rientrati nel M.S.I.) e al Movimento Politico Ordine Nuovo”.

Le sentenze su Ordine nuovo sono disponibili sul database di Memoriattiva.

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