Francesco Polacchi condannato a un anno di reclusione in primo grado

La pena più elevata il pubblico ministero Enrico Pavone l’aveva chiesta per, Francesco Polacchi, l’editore di Altaforte: un anno di reclusione per lesioni personali aggravate. Martedì 11 febbraio, dopo mezz’ora di camera di consiglio è arrivata la sentenza di primo grado: confermate le richieste del Pm per Polacchi e per Marco Zatelli (10 mesi) con l’aggiunta di un risarcimento provvisionale di 1500 euro alle parti civili più le spese processuali. Al danno per i neofascisti si aggiunge la beffa: gli atti della testimonianza a favore resa dalla portavoce lombarda di Casapound Angela de Rosa sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica per valutare l’eventuale ipotesi di falsa testimonianza.
Si conclude così il procedimento in corso a Milano sui fatti del 29 giugno 2017, quando, dopo un’irruzione in consiglio comunale per contestare Beppe Sala, un gruppo di militanti di CPI aggredì con calci, pugni e insulti xenofobi la delegazione della rete Nessuna persona è illegale, in presidio all’estero del Comune, che stava per essere ricevuta dal gabinetto del sindaco. Le due parti al momento dell’uscita si sono incrociate e sono scattate le botte ai danni di due antirazzisti.
Per Polacchi, editore, proprietario del marchio di abbigliamento Pivert e dirigente di Casapound, si tratta del terzo processo in corso. Nei mesi scorsi è stata depositata una richiesta di rinvio a giudizio per i saluti romani durante la commemorazione per Sergio Ramelli del 29 aprile 2019, dove è imputato anche Maurizio Zatelli.
I problemi giudiziari per Casapound però non finiscono qui. Come scrive i Corriere della Sera lo scorso gennaio esponenti dell’organizzazione neofascista sono stati indagati dalla Procura di Lecce per tentato omicidio con l’aggravante della crudeltà e della discriminazione per l’orientamento sessuale per il pestaggio violentissimo avvenuto nell’agosto 2019 in Puglia contro un uomo di 43 anni. Tra loro il responsabile milanese di Blocco studentesco Bruno Furiosi e Riccardo de Feo. Entrambi hanno preso parte al blitz del 29 giugno a Palazzo Marino dove il primo è stato condannato a 4 mesi per resistenza a pubblico ufficiale mentre l’alto ha ottenuto l’assoluzione.

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